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Il dialetto bovesano

A cura di Fausto Giuliano

Il dialetto bovesano appartiene, come molti altri della nostra zona, ad un'area che linguisticamente è molto complessa ed originale.

Si trovano infatti amalgamate nella zona sud-occidentale del Piemonte caratteristiche grammaticali e lessicali provenienti da due lingue diverse (italiano e occitano) e da quattro dialetti (che di queste lingue rappresentano le varietà locali: piemontese e ligure - delfinese e provenzale).

Il piemontese (parlato in tutta la pianura e la collina del Piemonte) ed il delfinese (parlato in Delfinato e in 14 valli alpine delle Province di Torino e Cuneo) sono quelli che maggiormente compongono e influiscono sull'odierno dialetto Bovesano.

Uno studio effettuato una trentina di anni fa ad opera di F. Fontan, ha permesso di catalogare il dialetto bovesano (come tutti quelli pedemontani limitrofi) tra i dialetti appartenenti alla forma delfinese dell'Occitano.

Lo studio, basato su venti criteri fonetici di discriminazione tra piemontese e delfinese, ha ritrovato nel nostro dialetto la presenza di almeno una dozzina di queste caratteristiche, di cui otto ancora di uso corrente.

I rimanenti quattro criteri discriminanti erano presenti nel nostro dialetto più antico, ma sono spariti (salvo nelle frazioni di montagna e in alcuni toponimi) nel bovesano odierno.

Le cause che hanno portato alla progressiva trasformazione o alla totale perdita di caratteristiche occitane a favore di forme piemontesi sono numerose.

La prima e più importante è la vicinanza con Cuneo e con il dialetto piemontese che vi si parla.

Inoltre, Boves è sempre stato un importante polo di concentrazione di attività agricole, commerciali ed artigianali; difatti già all'inizio del '900 con i suoi 10.000 abitanti era, dopo Cuneo, il più popoloso e fiorente paese della zona.

Il conseguente notevole flusso di scambi ed attività che ne è derivato, ha incentivato ulteriormente l'opera assimilatrice del piemontese.

Testimonianze di vecchi frazionisti di S. Giacomo convalidano questa tesi.

Quando erano giovani infatti, i loro padri usavano espressioni e termini di cui a stento essi potevano comprendere il significato - es. " lènta en la sèla" per dire "vai dentro la cantina" (testimonianza orale di Toni d' Peru di S. Giacomo) oppure "griò la testa d'en cuàr" per dire "sfogliare la testa di un cavolo" ecc....

Si può facilmente verificare, oggi in special modo, quanto sia rapida e diffusa la tendenza a cambiare le caratteristiche del nostro dialetto assimilandone altre tipicamente piemontesi.

Questo processo è tanto più forte quanto più aumentano i contatti con persone non del luogo che si esprimono con una parlata differente (generalmente in piemontese, anche se lo stesso fenomeno interessa pure emigrati da altri paesi occitani della zona).

Si può dire che, attualmente, una buona conservazione del tipico modo di esprimersi bovesano è riscontrabile a diversi livelli, in tutte le frazioni e nel concentrico.

Notevoli infiltrazioni di elementi piemontesi sono riscontrabili nelle generazioni più giovani soprattutto a Mellana e a S. Anna (perdita della finale in "o" tipica dei verbi bovesani della 1° coniugazione).


GRAFIA o LINGUA

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