Le particolarità del bovesano
A cura di Fausto Giuliano
Il dialetto di Boves subisce inoltre, al suo interno, tutta una serie di variazioni fonetiche che, seppure non troppo rilevanti, permettono però di suddividerlo ulteriormente, individuando due aree con caratteristiche diverse: la parte bassa, comprendente le frazioni di S. Mauro, S. Anna, Mellana Fontanelle, concentrico di Boves, Cerati, Madonna dei Boschi, Rivoira, e la parte alta, comprendente le frazioni di Castellar, Rosbella, S. Giacomo e la Valle Fredda (zona questa di sconfinamento del dialetto bovesano al di fuori dei limiti comunali).
Un paio di variazioni sono inoltre riscontrabili anche nel dialetto di Fontanelle rispetto ai fonemi delle restanti frazioni basse.
Vedremo poi brevemente quali sono le più importanti caratteristiche della forma "alta" e "bassa" della nostra parlata; passiamo ora in rassegna i più comuni criteri di differenziazione tra occitano e piemontese esistenti nel bovesano odierno.
Tali criteri discriminanti possono essere di tre tipi: fonetici (i 20 sopracitati), grammaticali e lessicali.
La parlata bovesana è ricca di numerose altre particolarità che la differenziano dai dialetti confinanti.
Alcune sono tipiche del nostro comune, altre si ritrovano, senza continuità territoriale, in vari paesi della nostra zona.
Tutte queste variazioni fonetiche sono, in ogni caso, elementi.di differenziazione nei confronti del piemontese di Cuneo e della zona di pianura e rivelano, dopo poche parole, l'origine bovesana di chi le usa.
Consistono generalmente in cambi vocalici (alcuni difficilmente percepibili da un orecchio non attento) differenzianti inoltre, al loro interno, la parlata delle frazioni alte da quelle delle frazioni basse di Boves. Analizziamo le più comuni ed originali.
- Palatalizzazione di "an", "en", "in" finali in "agn", "egn", "ign". Questa caratteristica, propria del bovesano, è ormai sparita fra le generazioni più giovani.
Si applica praticamente ad ogni parte del discorso: aggettivi (fégn - fine, piégn -pieno...), verbi (l'ègn - hanno, saragn - saranno, dègn - danno...), preposizioni (cugn - con), nomi propri di persona, luoghi e popoli (Gégn - Gina, Dégn - Dino, Giüzepégn - Giuseppino, Martégn - Martino, Giurdègn - Giordano, Baudégn - Baudino, Giuliègn – Giuliano, Pelegrégn -Pellegrino,Merichègn - Americani, Fusègn -Fossano, Milègn - Milano, Saviègn - Savigliano...).
Nel dialetto delle frazioni alte si assiste al passaggio delle desinenze "égn" e "ègn" a "ign" e "agn" Si diranno perciò grign, pign, bucign ecc... e bagn, cagn, gragn invece di grégn (maiale),pégn (pino), bucégn (vitello), bègn (bene), chègn (cane), grègn (grano).
Un'ulteriore variazione si ha a Fontanelle dove si usa pègn, dumègn, mègn invece di pagn(pane), dumagn (domani), magn (mano).
- Molto diffusa è la semivocale "ä" intermedia tra le vocali "a" e "o". Es. päl (palo), ärbu(albero), piä’ (preso), estäla (stalla) ecc...
Questa semivocale, in posizione finale era caratteristica di Fontanelle.
Es. lünä (luna), cüpulä (cupola), büteiä (bottega), geziä (chiesa), minütä (minuto) ecc...
- Sostituzione della vocale "e" con la vocale "a" in numerosissime parole (tara - terra, pas - pesce, vard - verde, guara - guerra, sant - cento, giant - gente, matat - ragazzo, ecc...), e viceversa della vocale "a" con la "e" in molte altre (chéndela - candela, mengiò - mangiare,bènca - banca, stènch - stanco, trencuil - tranquillo, Sén - San, estènsia - stanza ecc...).
Nel dialetto delle frazioni basse, inoltre la semivocale "ö" sostituisce la "ü" (pögn - pugno,menö’ - spiccioli, lisö’ - di sopra, avö’ - avuto ecc...), la "ó" la "u" (bastón - bastone, milión - milione, bón - buono, Rucavión - Roccavione, Limón - Limone ecc...) e la "e" la "i" (mé - io, té- tu, sé - qui, dé - giorno, stüpé - spento, capé - capito, ecc...).
Alcune particolarità si riscontrano nella formazione del plurale nei seguenti casi:
- i nomi, aggettivi, participi passati femminili terminanti in "o" (ruzò - rugiada, giurnò -giornata, pügnò - manciata, dubiò - piegata, piò - presa, mengiò
- mangiata, resiò - segata, scruziò - sporcata ecc...) terminano, al plurale, con la desinenza "è" (frazioni basse) o "à" (frazioni alte): es. ruzè, giurnè, pügnè, piè, dubiè, mengiè, resiè,scruziè... e ruzàà, giurnàà, pügnàà, dubiàà, piàà, mengiàà...
- Plurale intervocalico, consistente nel cambio di una vocale tra la forma singolare e quella plurale.
Es. ciot - ciët (piccoli), gros - grës (grossi), cusot - cusët (zucchini), nost - nësti (nostri), tò -të (tuoi), sò - së (suoi), om - ömi (uomini) ecc....
- Nella coniugazione dei verbi, si possono segnalare quali particolarità del nostro dialetto la perdita della "u" finale della l° persona del presente indicativo (pèns, fäs, traväi, finis, ecc.) e la terminazione finale in "a" della prima persona del presente condizionale (pensarìa, farìa,travaiarìa, finisarìa...).
- Si usavano pure forme molto diverse dalle attuali per il presente indicativo di molti verbi. Es.cò i au (cosa c'o), co feu (cosa fate), co l'èu (cos'è), i n'au (ce n'è) ecc....
- Si perde inoltre l'avverbio negativo "non" comune nella forma negativa piemontese. Es. i pöspé fau, i pös pé diu... (piemontese pösu pì nèn fèlu, pösu pi nèn dilu...).
A livello lessicale sono tipicamente bovesane e perciò riconoscibili facilmente molte parole.
Fra le più originali si possono ricordare: nate (noi), vate (voi), lur e lurate (loro), cuciu(coniglio), cial e cella (lui e lei), pirëu (un attimo fa).
Singolare a poi la parola "adesso" che diventava "ëu", "irëu", nelle frazioni alte, "ëura" nelle frazioni basse e "ëra" nella parlata bovesana odierna.