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Il dialetto di Chiusa Pesio

Il linguista Corrado Grassi (1968), nel comunicare la scoperta di «un'isola linguistica provenzale nelle valli monregalesi», il Parla du Kyé, dopo aver accennato alle “evidenti tracce di elementi provenzali trovate anche a Peveragno, Castellar e Boves) vale a dire nella zona situata tra Borgo San Dalmazzo e le valli monregalesi”, così sosteneva:

A un'indagine futura toccherà dunque stabilire se queste tracce sono autentici resti di una antica fase linguistica gallo-romanza in tutta quanta l'area; ciò che consentirebbe di concludere che l'attuale isola del Kyé non è altro che il risultato di una introduzione piemontese nella valle del Pesio, con la conseguente frantumazione dell'area provenzale».

In nota ancora aggiungeva: «È probabile che la piemontesizzazione della valle del Pesio sia stata favorita dalla presenza della Certosa.

Anche questo punto merita di essere approfondito con un’indagine specifica sulla valle che ancora ci manca».

Ernst Hirsch, un linguista che alla parlata delle valli alpine occitane già aveva dedicato anni di studi, l'anno dopo raccoglieva l'invito, dedicando un suo lavoro al dialetto di quello che egli chiama il corridoio del Pesio (Boves - Peveragno - Chiusa Pesio) ed in particolare alla parlata chiusana.

In esso egli definisce l'attuale (1969) parlata chiusana un antico dialetto provenzale ormai fortemente piemontesizzato, ben diversa però dai dialetti cuneese e monregalese (cioè dei due luoghi vicini maggiori, più forti anche linguisticamente), in cui sono ancora evidenti i retaggi del substrato provenzale.Proprio la forte piemontesizzazione del corridoio del Pesio, dice ancora (e qui convalida l'ipotesi del Grassi), ha ora spezzato in due tronconi la parlata occitana delle alte valli alpine, separando le valli dell'alto Monregalese da quelle dell'alto Cuneese, le quali ancora conservano, negli ultimi pochi rappresentanti di una generazione ormai da tempo al tramonto, l'antica parlata.


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