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La mascha de Sant'Anna

Le masche sono figure dell'immaginario popolare, da intendersi come un'espressione regionale del termine "streghe". Esse possono essere benevole o malvagie, di solito vecchie ed esperte, sempre dotate di poteri soprannaturali e profondamente competenti sugli effetti delle erbe officinali, che utilizzano per i loro arcani propositi. Queste conoscenze sono l'espressione animistica e pagana delle credenze delle popolazioni montanare di un tempo, un patrimonio filtrato attraverso le miserie e le sofferenze di generazioni di persone che hanno tramandato verbalmente bellissime storie. Tali racconti sono il tesoro lasciatoci in eredità, un bagaglio di conoscenza, di fantasia naturalistica e testimonianza di vita di un tempo. Margherita Brau, una simpatica ed estroversa signora di Sant'Anna di Valdieri ci racconta una vicenda capitata a inizio Novecento nel suo paese. La storia narra di un giovane innamorato, il quale due o tre volte a settimana si avventurava fino a Desertetto, una piccola borgata di Valdieri, per incontrare la sua amata. La madre di lui non approvava e invitava sempre il figlio a trovarsi una ragazza in paese. Un sera mentre ritornava da Desertetto, lungo il sentiero della “Bara” incontrò un gatto tutto nero, il quale gli impediva il passaggio, il giovane preso dalla fretta e spazientito, lo colpì con un bastone e il gatto scappò tra scintille e fiamme. La mattina seguente il ragazzo scese in cucina e vide la madre con la gamba rotta, la quale gli confermò dell'atto brutale che le aveva inflitto nei panni del gatto. Da quel giorno il giovane smise di vedere la sua amata.


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