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Le grafie dell'occitano

Risalgono all’Ottocento i primi tentativi di elaborare una grafia da utilizzare per scrivere nei dialetti occitani: i trovatori utilizzavano una grafia di tipo etimologico: scrive Bernards de Ventadorn “Tant ai mo cor ple de joya/ tot me desnatura./ Flor blancha, vermelh’e groya/ me par la frejura,/ c’ab lo ven et ab la ploya/ me creis l’aventura,/ per que mos chans mont’e poya/ e mos pretz melhura”. (Tanto ho il mio cuore pieno di gioia, / tutto mi trasforma./ Fior bianco, vermiglio e giallo/ mi par il freddo/ che col vento e con la pioggia/ m’accresce la ventura,/ per cui ‘l mio canto /s’eleva e s’esalta/ e il pregio aumenta).

I primi a compiere una chiara scelta ortografica e linguistica per la produzione in lingua d’òc furono nel 1854 i membri del Felibrige, movimento letterario fondato da un gruppo di studiosi cui apparteneva anche Frederic Mistral. Essi scelsero come lingua letteraria il dialetto provenzale rodaniano, e per la grafia fonetica il modello francese, creando la grafia detta mistraliana o mistralenca. Seguendo questi criteri infatti Mistral compose le sue opere più celebri, da Mireìo a Calendau a Lo poema dau Rose, per le quali ricevette nel 1904 il premio Nobel per la letteratura. Dalla mistraliana derivò per le valli la grafia detta Escolo dou Po, di cui si dà esempio nella lirica Pòu di Sergio Ottonelli

Couro la neu sus quintanes luzaré
senso deguno pià
Couro deguno vuàs, deguno priero
fiouriré sus i lindal boussus des meisouns
Couro l'auro sbalansaré es fenestres
e deguno man pietouso les apiantaré
m'estremarei e ourei pòu

Quando la neve sui vicoli luccicherà
senza nessuna orma
Quando nessuna voce, nessuna preghiera
fiorirà sulle soglie nodose delle case
Quando il vento spalancherà le finestre
e nessuna mano pietosa le tratterrà
mi nasconderò e avrò paura

In risposta alla grafia selezionata dai Felibre provenzali, risultata non sempre adatta per le altre varietà occitane, nacque l’Escòla occitana, che proponeva invece un ritorno all’impiego della grafia classica utilizzata dai trovatori. Nel 1935 Louis Alibert propose infine una grafia etimologica utilizzabile da tutte le varietà occitane. Detta classica o alibertina, poneva in rilievo l'unità della lingua basandosi sull’etimologia latina. Essa portò ad una sostanziale unità grafica secondo principi di coerenza etimologica e permise realizzazioni fonetiche diverse, rispettando le caratteristiche di variabilità della lingua. La grafia comune consentì inoltre l'accesso all'insieme della produzione letteraria, giornalistica e scientifica dell'intero territorio occitano. Un esempio è dato dalla lirica Messatges di Marcela Delpastre, limosina

Qu'escotetz, qu'escotetz pas, qué 'quo me fai?
Queu que passa, qu'escote o que passe, qué 'quo me fai?
Si escotatz lo vent, quand bufa dins los faus e quand brama dins l'aire;
si sabetz escotar lo vent, quand mena sus nívols coma de grands ausèls de mar,
e quan brama dins l'aire emb sa gorja de giau;
si avetz auvit per cas la font e la granda aiga e la fuelha,
lo marmús de l'erba madura en los prats, podetz saber co qu'ai a dire.
Lo sabetz desjà.

Che ascoltiate, che no ascoltiate, cosa me ne importa?
Cosa mi importa che quello che passa ascolti o passi?
Se ascoltate il vento quando soffia nei faggi e quando urla nell’aria;
se sapete ascoltare il vento, quando spinge in alto le nuvole come grandi uccelli di mare,
e quando urla nell’aria con la sua gola di gallo;
se avete udito per caso la fonte e il fiume e la foglia,
il mormorio dell’erba matura nei prati, potete sapere cosa intendo.
Lo sapete già.

Essa è molto simile alla grafia impiegata dai trovatori, si veda come esempio il confronto tra grafie in un estratto di Non es meravelha s’eu chan, di Bernards de Ventadorn.

Originale

Alibert

Traduzione

Non es meravelha s’eu chan

Non es meravelha s’èu chant

Non è meraviglia s’io canto

melhs de nul autre chantador,

melhs de nul autre chantadór,

meglio d’ogni altro cantore,

que plus me tra.l cors vas amor

qué plus me tra’ 'l còr vèrs Amór

ché piú mi trae 'l cuor verso Amore

e melhs sui faihz a so coman.

e melhs sui fait a son comand.

e meglio son disposto al suo comando.

Cor e cors e saber e sen

Còr e còrp e saber e sen

Cuor e corpo e sapere e senno

e fors’ e poder i ai mes.

e fòrç’e poder i ái mes;

e forza e poter vi ho messo;

Si.m tira vas amor lo fres

sí 'm tira vers amor lo frens

sí mi trae verso Amore il freno

que vas autra part no.m aten.

que vers autra part non m’aten.

che verso altra parte non mi tira.


GRAFIA o LINGUA

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