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Gli stolti

Nel 1984 un gruppo di bovesani  ha riproposto e fatto rivivere l’antica “Abbazia degli Stolti”:  per tutta la settimana di Carnevale il gruppo degli Stolti, ha animato le vie del paese con i suoi costumi variopinti, al grido “L’Abbà! L’Abbà!... vogliamo l’Abbà!”ed ha proceduto alla sua nomina.

Rivive  una tradizione in cui è prevista la massima libertà di divertimento e di pazzia e di protesta simbolica contro persone o cose non gradite ma sopportate a lungo durante l’arco dell’anno.

Tutti i personaggi, variamente vestiti di stracci e con il volto coperto da maschere bianche, girano per il paese per convincere la gente ad unirsi alle loro scorribande per dimenticare preoccupazioni e affanni e ritrovare un rapporto più umano, per sentirsi più liberi ed essere veramente se stessi.

Questa Abbazia ha origini antiche che risalgono sicuramente alle scanzonate compagnie giovanili.

Dette anche dei Pazzi, che fin dal cinquecento si diffusero in tutto il Piemonte per organizzare feste balli, carnevalate, in certi casi anche rappresentazioni drammatiche popolaresche.

Nelle ultime edizioni l’Abbazia si è arricchita di figure allegoriche quali il Sole, la Luna, l’Acqua, la Terra e altre ancora che, attraverso un gioco di colori e di suoni, rappresentano la visione del mondo degli Stolti.

Successivamente una parte degli Stolti ha dato origine ai “Quaresimanti”cioè gli accoliti di madonna Carasma i quali,  in saio nero, il martedì grasso, danno battaglia agli altri rimasti fedeli all’Abbà.

Nella finzione quest’ultimo soccombe: viene bruciato il simbolo del Carnevale e si intona il lamento funebre: ‘l Carlevè l’è mort, il Carnevale è morto.

L’indomani, mercoledì delle Ceneri, la festa termina con il giro per le strade dei “magnin.


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