Il diavolo e la Bisalta
La Bisalta che incombe con la sua mole caratteristica sul nostro territorio, i fianchi solcati da profondi canaloni, ha fatto sorgere una delle leggende più conosciute. Il prof Alberto Mottini la cita nelle sue” Memorie Storiche di Boves” (1894)
“Gli abitanti di Boves, quelli della campagna poi in particolare, amano il vino; e se per sei giorni della settimana ne fanno a meno, o lo usano con molta parsimonia, nel settimo giorno , cioè alla domenica, vanno ad alzare il gomito nelle numerose osterie di paese.
Tale usanza, che rimonta a tempi remotissimi, ha dato vita ad una curiosa leggenda
In una bella serata d’estate, verso le dieci, un abitante della valle di S. Giacomo ritornava brillo al suo casolare, barcollando e brontolando sconnesse frasi.
Egli percorreva la strada che conduce alla Madonna dei Boschi, luogo, dove la Bisalta si presenta in tutta la sua maestosa altezza.
Avvenne che, trovandosi la luna nascosta dietro la gigantesca montagna, il poveretto vedevasi oscurata la strada.
Fermato il passo, e guardato fieramente il colosso, egli si mise ad imprecare contro di esso, muovendogli feroci insulti, perché gli toglieva la luce, e non gli permetteva di vedere bene dove posava i piedi, i quali in quel momento più non lo reggevano.
–Ah, se potessi una volta vederti al suolo e piombarti a casa del diavolo, montagna maledetta! Che cosa non darei per vederti sterminata! Sarei pronto a vendere anche l’anima mia al diavolo-.
Appena ebbe pronunciata la terribile parola, un tremito lo colse nelle gambe, come se il terreno gli vacillasse sotto i piedi. Un vapore rossigno si sollevò intorno sui circostanti campi, e un forte odor di zolfo si sparse nell’aria.
–Si- ripeté ancora l’ubriaco – darei l’anima al diavolo purché ti vedessi sparire, o montagna.
Ad un tratto gli si presentò improvviso un uomo grande, smilzo, dal volto bruno e dalla barbetta crespa.
Egli era vestito di verde ed aveva in capo un cappello a due punte.
Ognuno può immaginarsi come alla strana apparizione rimanesse il povero montanaro; tuttavia, fattosi animo, gli chiese:
- Che vuoi tu da me? - Alla quale domanda lo sconosciuto rispose: - Io sono qui agli ordini tuoi. Se vuoi vedere scomparire la montagna dammi l’anima tua. – Io te la darò fra tre anni se tu appaghi questo mio desiderio. – Me la darai anche dopo sei - riprese lo sconosciuto – se mi concedi tempo sino al levar del sole di domattina. – Patto concluso. – E allora metti il nome tuo sotto la carta. – Non so scrivere – soggiunse il contadino. –Apriti con questo ago una vena e fa col tuo sangue un segno sulla carta. –
Ciò fatto, l’uomo dall’abito verde scomparve; e tosto numerose legioni di diavoli, diavoletti e diavolesse sorsero ad un tratto sulla cima del monte, dove con picchi cominciarono l’opera di distruzione.
In mezzo a tutti quegli spiriti, che si agitavano convulsi per compiere l’impresa infernale, spiccava la sinistra figura dell’uomo verde, i cui ordini e le cui parole di eccitamento davano maggiore lena.
Ma il lavoro era difficile; le due rocce resistevano agli strumenti diabolici.
L’uomo verde fremeva, perché invaso dal timore di non poter giungere alla fine dell’impresa prima dell’alba, a seconda del patto.
Poco oltre la mezzanotte, quando i picconi avevano soltanto divisa in due l’enorme punta della montagna, lo spirito maledetto volle accertarsi del modo con cui era stata stabilita la convenzione, per vedere se si potesse modificare il patto, a danno dell’ubriaco.
Ma non appena ebbe aperta la carta, si udì un terribile fragore, e tutta la legione infernale improvvisamente disparve; il demonio soltanto allora si era accorto che la convenzione era stata dal montanaro segnata con una croce.
Di qui l’origine delle due punte della Bisalta prodotte dal breve lavoro di spiriti maligni”.