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Il Novecento: La resistenza e la Pace

A segnare dolorosamente la  storia di Boves sono gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, quando Boves diventa un simbolo della tragedia collettiva che si sta consumando in Italia.

Tra il 10 e il 16 settembre 1943, le borgate di Boves, sulle pendici della Bisalta, si riempiono di militari sbandati e di civili che tentano di organizzare “qualcosa” che ancora non sanno e  che solo più avanti si chiamerà “Resistenza”.

Proprio nella giornata del 16 settembre il Maggiore delle SS Joachim Peiper si presenta a Boves per individuare la localizzazione di quelli che definisce “banditi”.

Intanto, rapidamente, il Tenente Ignazio Vian ha incominciato a organizzare i primi nuclei partigiani: saranno loro a intercettare e a fare prigionieri due tedeschi, la mattina del 19 settembre 1943.

Peiper è di nuovo a Boves: impone al Parroco Don Giuseppe Bernardi e all’industriale Antonio Vassallo di trattare la restituzione dei prigionieri.

Ma prima che questi ritornino dalla loro missione che,pienamente compiuta, le SS sono già pronte a colpire. Nel primo pomeriggio divampano i primi incendi.

I pochi testimoni oculari - soltanto alcune donne rimaste in paese - riferirono, allora, che la piazza e le vie d’accesso ad essa furono teatro di un forsennato carosello di motosidecar, da cui sistematicamente partivano raffiche di armi automatiche per seminare il panico, sia per colpire coloro (soprattutto menomati fisici ed anziani) che, troppo tardi, cercavano di allontanarsi dai punti ove più infuriava la follia sanguinaria dei nazisti.

Il 19 settembre 1943 Boves brucia! Don Bernardi e Antonio Vassallo si offrono come ostaggi per salvare Boves.

I due parlamentari, tornati con i prigionieri, vengono malmenati, assassinati e i loro corpi bruciati. 350 case di Boves sono incendiate,  si contano 23 caduti, 5 partigiani e 18 civili.

I tedeschi torneranno a Boves il 31 dicembre 1943, 1-2-3 gennaio 1944 quando ormai le bande partigiane si sono rafforzate; e saranno quattro giorni di nuove distruzioni: 350 case incendiate, 60 caduti (uno non identificato ufficialmente), 18 partigiani e 42 civili.

Il 27 aprile del 1945, già in ritirata, i tedeschi, uccidono 9 persone prelevate dalle case , strappate dalle braccia delle moglie e dei figli. Alla fine della guerra si contano tra partigiani e civili 185 vittime.

Questo sarà il prezzo pagato da Boves, città martire della Resistenza, con due medaglie d’oro: al Valor Civile e al Valor Militare.

E’ forse la memoria viva di quegli ultimi eventi che spingerà ’Amministrazione Comunale ad attribuirsi il legittimo titolo di “Capoluogo di Pace” e a creare nel 1984 una “Scuola di Pace”, nata per promuovere una cultura della pace (www.scuoladipace.it).


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